La mia passione per la chirurgia risale alla mia infanzia quando vedevo mio padre, allora studente di Medicina e lavoratore allo stesso tempo, ripetere ad alta voce testi medici, e sbirciavo tra le pagine di quei grossi libri di anatomia, cominciando a fare domande.
Crescendo, ho rafforzato il mio interesse verso la Chirurgia e ho compreso che la mia strada poteva essere proprio quella di fare il medico e aiutare le persone sofferenti in maniera pratica, eradicando le malattie con l’uso delle mani, come suggerisce l’etimologia della parola chirurgo.
Quando, dopo gli studi classici, è arrivato il momento della scelta della facoltà, è stato più che naturale fare il test di medicina e con grande entusiasmo iniziare quel lungo percorso che mi ha condotto dove sono oggi.
Dopo i primi anni trascorsi come studente interno in Anatomia umana ho avuto la possibilità, già dal terzo anno di Medicina, grazie al mio primo maestro di Chirurgia, di frequentare un reparto di Chirurgia generale.
Ho osservato gli interventi chirurgici eseguiti dai miei maestri e gioito dei risultati positivi, delle guarigioni; ho sofferto con i pazienti, ma già allora, in piccolo, ho iniziato a sentirmi utile.
Da quel momento la mia passione è cresciuta fino alla laurea e alla successiva iscrizione alla scuola di specializzazione in chirurgia generale.
Durante la specializzazione mi sono appassionato alle nuove tecnologie, alla Chirurgia mininvasiva, alla Laparoscopia, tecniche che iniziavano a curare i pazienti senza lasciare cicatrici visibili.
In quegli anni ho vissuto le critiche iniziali rivolte alla Chirurgia mininvasiva, che sembrava sminuire il ruolo del Chirurgo contraddicendo il detto “grande taglio grande chirurgo”, ma in realtà metteva al centro dell’attenzione il paziente e la propria integrità fisica.